Si celebra in questi giorni in tutto il mondo la Giornata internazionale per l’aborto sicuro promossa da 1.207 organizzazioni internazionali di 119 Paesi e appoggiata anche dalle Nazioni Unite e dalla Federazione internazionale dei ginecologi (Figo). Gli organizzatori dell’evento quest’anno chiedono ai difensori del diritto di aborto di celebrare i loro “eroi locali”, coloro cioè che hanno sostenuto le battaglie per il diritto delle donne ad un aborto sicuro.
E rivolgono questo invito alle donne: – condividere le loro esperienze di aborto; – parlare del motivo per cui loro o altri che conoscono hanno abortito; – spiegare cosa questo abbia significato per le loro vite.
Anche l’Onu in questa occasione ha fatto sentire la sua voce, esortando i governi di tutto il mondo a depenalizzare l’aborto e assicurare ad ogni donna la libertà di poter scegliere autonomamente sulla sua gravidanza.
Secondo le stime riportate dall’Onu, infatti, ancora 225 milioni di donne in tutto il mondo sono private dell’accesso ad una contraccezione essenziale, e questo comporta spesso gravidanze non pianificate. Per le ragazze, la gravidanza e il parto sono ancora una delle cause più comuni di morte nei Paesi in via di sviluppo.
A causa di aborti non sicuri, “ogni anno muoiono circa 47.000 donne, e altre 5 milioni soffrono di invalidità temporanea o permanente. La mortalità materna viola i diritti alla vita, alla salute, all’uguaglianza e alla non discriminazione e nel quadro del programma d’azione della Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo (ICPD), gli Stati si sono impegnati a ridurre notevolmente il numero di morti e di morbilità derivanti da aborti non sicuri”, spiega l’Oms in una nota.
Non manca poi una stoccata alle associazioni ‘per la vita’. “Le leggi restrittive sull’aborto mettono in pericolo la vita delle donne, la posizione delle associazioni ‘pro-life’ è perciò fuorviante. È noto – si spiega nel comunicato dell’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite – che nei Paesi in cui la cessazione della gravidanza è limitata dalla legge o è illegale, la conclusione sicura della gravidanza diviene un privilegio per soli ricchi, mentre le donne con risorse limitate non hanno altra scelta che ricorrere a pratiche non sicure. I dati dell’Oms hanno chiaramente dimostrato che la criminalizzazione della cessazione della gravidanza non riduce il numero di donne che ricorrono all’aborto. Piuttosto, è probabile che aumenti il numero di donne che cercheranno procedure clandestine e non sicure. I paesi in cui le donne hanno il diritto di interrompere una gravidanza indesiderata e hanno accesso alle informazioni e a tutti i metodi di contraccezione hanno i tassi più bassi di aborto”.
Fonte: A.O.G.O.I. – Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani – http://www.aogoi.it
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