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Il diabete come nuova frontiera di studio e applicazione per le cellule staminali cordonali

I cambiamenti demografici in corso comportano un incremento delle patologie croniche in una popolazione sempre più vecchia e, proprio per questo, la medicina rigenerativa ha il potenziale di rivoluzionare il modo di trattare i pazienti nel ventunesimo secolo. Il diabete rappresenta uno dei problemi di salute maggiormente in crescita della nostra epoca. Si stima infatti che 415 milioni di persone al mondo convivano con questa malattia. Si tratta, di fatto, di una persona su 11 della popolazione mondiale adulta e si stima che entro il 2040 potrebbero essere 642 milioni le persone affette. Le cause sono già note e sono dovute a fattori quali, l’invecchiamento della popolazione, cambiamenti nello stile di vita e un recente aumento a livello mondiale dell’obesità. È fuor di dubbio che vi sia un interesse crescente nell’impiego di terapie cellulari per questa malattia, particolarmente per il diabete di tipo 1. La ricerca sta facendo progressi e si sta traducendo in trial clinici promettenti anche se ancora agli esordi. Ci vorrà del tempo prima che questi trattamenti diventino terapia standard. I principali campi di ricerca oggi sono i seguenti:

  1. Utilizzo di cellule o sottoinsieme di cellule provenienti da sangue e/o tessuto cordonale quali le mesenchimali o stromali (MSC) al fine di sostituire le cellule beta (produttrici di insulina) difettose nel tessuto insulare del pancreas

  2. La capacità del sangue o del tessuto cordonale di stimolare il pancreas a rigenerare le cellule beta in modo da sostituire quelle distrutte dal processo autoimmune

  3. L’utilizzo delle cellule T regolatorie del sangue/tessuto cordonale per arrestare il processo autoimmune che danneggia le cellule beta.

ATTUALI TRIAL E PERCORSI CLINICI Per una buona panoramica dello stato dei trial clinici che utilizzano cellule staminali per trattare il diabete è bene fare riferimento a una valida metanalisi dei trial mondiali pubblicata nel 2016. La recensione prendeva in esame la sicurezza ed efficacia di diverse terapie cellulari per diabete di tipo 1 e 2 estrapolate da 22 trial con 524 pazienti (1). Si riscontrarono differenze notevoli negli esiti clinici per via dei diversi tipi di cellule infuse e delle loro provenienze. Nella coorte di pazienti con diabete di tipo 1 che hanno ricevuto cellule staminali ematopoietiche (cellule staminali mobilizzate dal sangue periferico), il 58.9% ha eliminato la dipendenza da insulina per un periodo medio di 16 mesi mentre non si sono riscontrati risultati positivi in quei pazienti che hanno utilizzato sangue cordonale non manipolato. Tuttavia, le infusioni di cellule mesenchimali provenienti da tessuto cordonale hanno dimostrato di essere di notevole beneficio nel trattare pazienti con diabete di tipo 1. In tutti i casi si è potuto riscontrare che una somministrazione precoce di terapie cellulari in seguito alla diagnosi di diabete di tipo 1 è più efficace rispetto a interventi in fasi più avanzate. Gli autori dello studio ritengono sia necessario eseguire ulteriori indagini prima di confermare i risultati acquisiti in via preliminare e ipotizzano trial clinici randomizzati più ampi. Recentemente si è riscontrato un interesse crescente nell’esplorare il potenziale dei Tregs, un sottoinsieme specializzato delle cellule T, nel trattamento del diabete. I Tregs hanno la funzione di controllare la risposta immunitaria e, sebbene la loro estrazione e espansione ex vivo sia tecnicamente non semplice, si sono già avviati dei trial che impiegano Tregs isolate da sangue/tessuto cordonale e i dati sembrano incoraggianti. (2-7).

I ricercatori si stanno concentrando anche sull’utilizzo di cellule mesenchimali provenienti dalla Wharton Jelly del tessuto cordonale nel trattamento del diabete. Gli studi hanno valutato l’efficacia a lungo termine e la sicurezza delle infusioni di mesenchimali in pazienti diabetici (8-10). I risultati si sono rivelati incoraggianti in alcuni casi in quanto si è potuto dimostrare un migliore funzionamento delle cellule beta dell’isolotto il che, a sua volta, ha ridotto le complicanze dovute alla patologia. Tuttavia, questo lavoro iniziale deve essere continuato in modo da raccogliere più dati, conoscere meglio i dosaggi e chiarire in maniera precisa i meccanismi terapeutici coinvolti. Più crescono le nostre conoscenze e più possiamo progredire verso la pratica clinica. Malgrado i commenti precedenti circa il fatto che le infusioni con cellule staminali provenienti da sangue cordonale non manipolato non abbiano migliorato la situazione clinica in pazienti diabetici, un nuovo entusiasmante trial è da poco iniziato in Australia e si intitola: Il futuro delle strategie di medicina rigenerativa nel trattamento del diabete Mentre i ricercatori acquisiscono nuove conoscenze sui meccanismi che regolano la programmazione cellulare, la differenziazione, il rinnovo e gli effetti biologici sui tessuti danneggiati, la nostra capacità di utilizzare e manipolare le cellule staminali continuerà a crescere. Sebbene la medicina rigenerativa sia attualmente considerata terra di frontiera per le terapie del diabete, queste strategie potrebbero in futuro diventare fondamentali.

Dr.ssa Ann Smith Traduzioni a cura di Smart Cells Italia

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