Per quanto riguarda la gestione delle IVG farmacologiche, seguendo le indicazioni di AIFA, Regione Lombardia ha stabilito che “la somministrazione dei farmaci specifici e le fasi di monitoraggio avvengano in un’area intraospedaliera, mentre altre regioni hanno adottato il day hospital”. Lo ha detto l’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera, rispondendo ad un’interrogazione in Commissione Salute del Consiglio regionale e spiegando che “attraverso un Tavolo tecnico – sarà approfondito il funzionamento e l’esito dei modelli adottati dalle altre regioni al fine di valutare la gestione delle IVG farmacologiche in day hospital”.
“Fino ad oggi – ha spiegato Gallera – seguendo le indicazioni di AIFA, Regione Lombardia ha stabilito che oltre alla somministrazione dei farmaci per le IGV anche le fasi di monitoraggio avvengano in un’area intraospedaliera che rispetti specifici requisiti strutturali e organizzativi e si preveda di effettuare un ricovero per tre giorni”. “Alla luce del fatto – ha concluso – che già molte donne decidono di firmare dimissioni anticipate e a fronte della scelta delle altre Regioni di effettuare IGV farmacologica in day hospital, ho dato mandato alla Direzione generale Welfare di istituire, nell’ambito del Comitato percorso nascita, un tavolo tecnico composto da esperti ginecologi e ostetrici per approfondire il funzionamento e l’esito dei modelli adottati dalle altre regioni, e per verificare lo stato di salute di chi decide di adottare le dimissioni anticipate. Dopo questi approfondimenti valuteremo la possibilità di adottare la IGV farmacologica in Day hospital”. “Grazie alla nostra sollecitazione e in seguito all’indagine condotta il maggio scorso sull’attuazione della Legge 194 e sull’utilizzo della RU486 (il metodo farmacologico di interruzione volontaria della gravidanza) l’Assessore alla Sanità Giulio Gallera, si impegna a rivedere il regime di ricovero”. Ad annunciarlo, a seguito della risposta data da Gallera questa mattina in Commissione Sanità a un’interrogazione in merito di cui è prima firmataria, è la consigliera regionale Paola Bocci (Pd) che spiega: “La nostra inchiesta ha evidenziato che la Lombardia è fanalino di coda per l’utilizzo dell’interruzione di gravidanza farmacologica. Nel 2016 è stata utilizzata solo nel 7,8% dei casi e nel 2018 è cresciuta solo dello 0,7%, ben al di sotto della media nazionale che è del 15,7%. Il 52% delle strutture non lo utilizza e il tempo di attesa tra la certificazione e l’effettiva esecuzione dell’Ivg è troppo dilatato (la Lombardia è al sedicesimo posto in Italia) e questo fa scadere i termini temporali dei 49 giorni entro i quali è possibile utilizzarlo. Questo nonostante la legge 194 dica chiaramente che si debba incentivare l’uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna”.
A incidere sul basso utilizzo della Ru486 c’è il fatto che negli ospedali lombardi, per scelta della Regione a cui spetta di stabilire il percorso assistenziale idoneo, è previsto il ricovero di tre giorni, a differenza dell’Ivg chirurgica che è eseguita in day hospital.
“Abbiamo chiesto- conclude Bocci- all’assessore Gallera di rimuovere il vincolo dei tre giorni di ricovero a favore del day hospital così da consentire alle donne di scegliere quale metodo di interruzione di gravidanza usare, questo anche alla luce del fatto che, come ha ammesso lo stesso Gallera, le pazienti spesso decidono di chiedere le dimissioni volontarie. L’assessore ha dichiarato di impegnarsi a istituire un gruppo di esperti per rivedere le linee guida in merito e consentire l’uso della Ru486 in day hospital e di farlo entro novembre così da poter inserire la revisione nella delibera delle regole di dicembre”.
Fonte: A.O.G.O.I. – Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani – http://www.aogoi.it
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