Il 54,7% delle donne incinte che vivono in stato di povertà non assume acido folico o integratori multivitaminici per la gravidanza. La percentuale arriva al 41,4% tra le italiane, al 60,1% tra le straniere. Ma in generale su oltre 9mila indigenti quasi 76,5% non usa sale iodato (necessario nella prevenzione delle malattie della tiroide), il 45,5% è in sovrappeso e il 42,5% è fumatore.
Sono questi i dati conclusivi di una ricerca realizzata da Banco Farmaceutico e Osservatorio Donazione Farmaci, in collaborazione con l’Università degli Studi di Pavia e con il contributo incondizionato di Ibsa Farmaceutici Italia. I dati sono stati presentati durante il convegno “Povertà, carenza di iodio e malattie della tiroide”, all’Auditorium San Fedele a Milano, realizzato con il patrocinio di Società Italiana di Endocrinologia, Associazione Italiana della Tiroide, Associazione Medici Endocrinologi, Comitato delle Associazioni dei Pazienti Endocrini. Lo studio – hanno sottolineato gli estensori della ricerca – rappresenta, in Italia, “la più ampia analisi mai elaborata sulla materia”.
Lo studio è stato realizzato sottoponendo a 9.117 persone assistite da 40 enti assistenziali, (di cui 12 del Nord Italia, 12 del Centro Italia e 16 del Sud Italia), a cui fornisce gratuitamente farmaci, un questionario volto a definire gli approcci alla profilassi iodica e la reale epidemiologia della carenza iodica e delle malattie della tiroide. Nel campione degli intervistati la componente femminile (50,5%) prevale di poco su quella maschile (49,5%). Tra la popolazione femminile, il 13,5% è composta da donne incinte o che hanno partorito da meno di un anno. La composizione degli assistiti per cittadinanza mostra proporzioni comparabili tra la componente straniera (50,3%) e quella italiana (49,7%) sia nella componente maschile (50,2% vs 49,8%) sia in quella femminile (49,6% vs 50,4%).
I dati emersi sono particolarmente allarmanti se si considera che l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda un apporto giornaliero di almeno 150 μg di iodio in età adulta e di 250 μg in gravidanza e allattamento. Il deficit di iodio in gravidanza o in fase neonatale può causare aborti, parti prematuri, anomalie fetali, aumento della mortalità perinatale, danno delle funzioni mentali, gozzo fetale e cretinismo. Lo studio ha anche messo in luce diversi aspetti determinanti per comprendere meglio lo stato di salute della fascia di popolazione indigente.
Sale iodato. Oltre 1 intervistato su 4 (l’84,2% tra gli stranieri) non utilizza regolarmente (o non sa se sta utilizzando) sale iodato, fondamentale per prevenire diverse patologie: la corretta funzione della tiroide, infatti, è garantita da un adeguato apporto di iodio, la cui presenza in acque e alimenti è spesso inferiore al fabbisogno umano. Per compensare, è necessaria una corretta profilassi iodica che consiste in misure semplici quali l’assunzione di sale iodato (sale fortificato con 30 mg di iodio/ kg).
Quasi metà dei poveri è in eccesso ponderale: tra questi, il 37% è in sovrappeso e l’8,5% soffre di vera e propria obesità (malattia maggiormente legata alla povertà di quanto si possa pensare).
Oltre 4 utenti su 10 sono fumatori, quasi il doppio rispetto a quanto registrato dalla ricerca Doxa-Abitudine al fumo in Italia-Maggio 2017, secondo cui i fumatori, in Italia, sono il 22,3% della popolazione.
Ben 8 intervistati su 10 non sanno se soffrono o meno di malattie croniche. La percentuale ammonta all’81,8% tra gli italiani e all’80,4% tra gli stranieri. Tra chi sa di avere una malattia cronica, il 53,1% soffre di ipertensione, il 23,6% di diabete, l’11,9% di malattie renali, mentre l’11,4% ha dichiarato di essere affetto da due o più patologie croniche.
Uno studio per curare meglio. Il Servizio Sanitario Nazionale non riesce a monitorare la popolazione indigente né a censirne lo stato di salute. Conoscerne l’epidemiologia è necessario sia per curare efficacemente, sia per identificare e realizzare tutti gli interventi necessari per evitare le conseguenze che deriverebbero dall’esasperarsi di una condizione di malattia non curata. Conseguenze che si ripercuoterebbero su tutta la comunità e sulle generazioni future. La ricerca promossa dalla Fondazione Banco Farmaceutico onlus risponde proprio a questa esigenza di conoscenza.
“Siamo convinti che per curare occorre conoscere – ha affermato Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico onlus – e siamo felici di mettere l’esito del lavoro svolto a disposizione degli operatori del settore socio sanitario e delle istituzioni. Lo sforzo di conoscenza che Banco Farmaceutico ha compiuto e compie quotidianamente attraverso l’osservatorio sulla povertà sanitaria, infatti, è finalizzato, anzitutto, a intervenire con sempre maggiore accuratezza rispetto al fabbisogno e alle esigenze espresse dagli enti assistenziali a cui doniamo medicine”.
Fonte: A.O.G.O.I. – Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani – http://www.aogoi.it
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